I Carbonai dell’Altopiano del Cansiglio erano gruppi di persone che spostandosi dai paesi lungo la Pedemontana Trevigiana si recavano nella Foresta per produrre carbone vegetale.

Storia dei Carbonai dell’Altopiano del Cansiglio

I Carbonai dell’Altopiano del Cansiglio erano gruppi di persone che spostandosi dai paesi lungo la Pedemontana Trevigiana si recavano nella Foresta per produrre carbone vegetale.

Un secolo fa e anche prima, dalla primavera all’autunno tre erano le macro tipologie di persone che si potevano incontrare nei boschi: i cacciatori, i Carbonai ed i taglialegna.

Il Carbonaio è colui che, attraverso un procedimento lavorativo, trasformava la legna, precedentemente tagliata, in carbone. L’iter trasformativo si basava su pochi semplici elementi: l’acquisto del diritto a tagliare le piante del bosco, la trasformazione della legna in carbone, il trasporto del bene a valle e la successiva vendita.

La maggior parte delle imprese erano a conduzione famigliare, poche furono quelle che riuscirono a fare il salto diventando aziende a livello imprenditoriale.

La prima cosa da fare era rilevare i lotti di bosco dove, in un primo momento passavano i boscaioli a tagliare gli alberi che erano stati precedentemente contrassegnati dall’Ispettore Forestale o dal Comune e solo successivamente arrivavano i Carbonai.

L’acquisto di un lotto con una buona legna agevolava il lavoro nelle fasi successive. Le aste erano pubbliche e le famiglie, una volta aggiudicatesi il lotto da tagliare, dovevano versare un deposito come garanzia. La corretta gestione dei tagli e del bosco, era verificata da ispettori o soggetti competenti. Alcuni Comuni operavano la cosiddetta “vendita in piedi” cioè a forfait sulla base di stime sottovalutate o in difetto di quanti quintali di legna e carbone si poteva produrre in una stagione lavorativa. Quest’ultima andava dalla primavera all’autunno inoltrato. Spesso le famiglie dei Carbonai si mettevano d’accordo prima dell’asta su chi doveva accaparrarsi un lotto, affinché il prezzo non salisse troppo e l’intero ciclo economico venisse meno.

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In questo mestiere svolto nella Foresta del Cansiglio, la famiglia era un’unità fondamentale. Spesso il nonno o il padre si occupavano dell’acquisto in concessione del lotto, della vendita dei tronchi e del carbone, i figli con i nipoti ed altri parenti si adoperavano per produrre il carbone, magari affiancati da apposite compagnie e le donne si occupavano del sostentamento delle persone.

Altre famiglie, mandavano solo gli uomini a lavorare nel bosco, i ragazzini e gli anziani restavano a casa e supportavano il lavoro da valle. Questa seconda tipologia di famiglia fu tra quelle che, rischiando riuscì a creare impresa, ricavando un maggior profitto dall’attività carbonifera.

Nella carbonaia, cioè nel sito di lavoro, si potevano trovare le famiglie operaie dette “compagnie” le quali venivano assunte con contratto a cottimo. Il lavoro veniva impiegato tutto all’interno dello stesso nucleo, secondo le potenzialità di ogni componente.

Le imprese e le famiglie carbonaie dovevano anche stipulare degli accordi con i “portini” ed i carrettieri cioè coloro che trasportavano, circa ogni 20-25 giorni, la legna ed il carbone dalla foresta fino a valle.

Un’altra era la tipologia di lavoratori presenti nella carbonaia: i servi. Questi ultimi venivano assunti nei momenti di maggior lavoro da parte dei Carbonai. Erano principalmente giovani fino ai 17 anni che, provenendo da famiglie troppo numerose con risorse scarsissime, si arrabattavano per trovare un pezzo di pane vista la mancanza di un mestiere o di una professionalità definita.

Questi ragazzi, sia maschi sia femmine, svolgevano i lavori più diversi: raccoglievano foglie per l’imboccatura della carbonaia, raccoglievano legna, lavoravano in casa preparando cibo o la mantenevano pulita, per quanto possibile.

Il carbone, una volta pronto veniva portato a valle, dai portantini come abbiamo avuto modo di affermare poco fa. Nei paesi si potevano trovare tre tipologie di venditori: l’ambulante che partecipava ai mercati nei vari Comuni della pianura e poteva arrivare fino a Jesolo o zone vicino a San Stino di Livenza, il venditore al dettaglio che aveva clienti che compravano piccoli quantitativi ed il grossista che portava il prodotto ai grandi magazzini.

Il carbone veniva impiegato soprattutto come fonte di riscaldamento, nelle scuole, nei conventi, negli ospedali, veniva anche utilizzato come ingrediente nella farmaceutica, come componente nelle auto e nei camion, ecc.

La stagione di lavoro durava circa sei mesi con una produzione complessiva di 800-1000 quintali di prodotto. Il carbone veniva pagato £ 5,00 al quintale e il ricavato complessivo si aggirava intorno a £ 4.000-5.000 circa € 16.000,00-20.000,00 di oggi.

Come veniva prodotto il carbone?

Per preparare il carbone, il lavoro era molto impegnativo e faticoso.

Si iniziava con il taglio del bosco che poteva durare circa 8 giorni ed era svolto principalmente da uomini. La fase successiva prevedeva l’essicazione del legno ed erano necessari circa 15 giorni. Seguiva la sramatura cioè quella fase in cui donne e ragazzi, toglievano i rami superflui.

Finita questa fase si procedeva con la pezzatura cioè con spezzettamento della legna che durava circa 2 giorni ed era compiuta da uomini e donne. Contestualmente si raccoglievano le foglie a terra che servivano per la realizzazione della fornace, si continuava con la costruzione del camino. Tutti gli occupati collaboravano e serviva circa mezza giornata per portare a termine questa fase di lavoro.

Si proseguiva con l’avvolgere il “poiat” per il quale servivano circa 2 giorni di lavoro compiuto da uomini e donne. Si arrivava finalmente alla cottura che occupava fra i 12 e i 14 giorni e la successiva pulitura della “stufa” che durava 1-2 giorni, lavoro condotto da maschi e molto pericoloso. La fase di raffreddamento impegnava 1-2 giorni, poi vi sarebbe stata la scarbonatura cioè la raccolta del prodotto finito il suo insacchettamento e la pesatura.

Una volta finita la lavorazione, il carbone veniva portato a valle per la vendita.

Per coloro che volessero visitare e comprendere meglio questo mestiere, segnaliamo che un Parco degli ex Carbonai è stato ricostruito nella frazione di Villa di Villa a Cordignano.

Per coloro che volessero approfondire il tema sui Carbonai del Cansiglio segnaliamo il volume di Barbara de Luca “L’arte del fuoco nascosto. I Carbonai del Cansiglio”, Cierre Edizioni, 2018.

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