La vocazione microturistica del territorio

Il territorio italiano indipendentemente dalla presenza o meno di: edifici storici, monumenti, opere d’arte, o altri manufatti dell’uomo, possiede una vocazione. Quest’ultima si scopre nel momento in cui un visitatore scorre lo sguardo su un panorama, piuttosto che su un singolo punto, ove un corso d’acqua o un elemento della natura mettono in mostra la loro bellezza. Quello che l’uomo deve fare è valorizzare questa vocazione rendendola disponibile.

Il termine microturismo è evocativo e suggerisce un turismo dai piccoli numeri, questo perché località, ambienti e spazi micro devono mantenere il proprio equilibrio. La vocazione di un luogo spesso si scontra con la difficoltà ad accettare un numero importante di visitatori. Il microturismo può gestire vocazione e numeri bilanciandoli e dando chiare indicazioni a chi opera in questo ambito.

Il microturismo vuole analizzare cosa il territorio ha da offrire per poterlo valorizzare e promuovere in modo efficace ed efficiente. Infatti, se ci sono località che godono di una grande domanda turistica esempio: Venezia, Roma, Firenze, ce ne sono altre, che seppur vocate non raccolgono interesse e conseguentemente perdono la possibilità di beneficiare di un turismo seppur micro.

Il turismo può essere sviluppato anche nei piccoli paesi dell’Italia che, come abbiamo visto hanno la propria vocazione, unendola ad un altro fattore importante: l’inclinazione all’ospitalità degli Italiani. Questo deve essere fatto evitando gli strumenti e le logiche delle grandi realtà adottando quindi delle “logiche micro”.

Sappiamo ad esempio che nel mercato agroalimentare italiano dai numeri importanti, esistono dei piccoli presidi di produzione che cercano di vendere il loro prodotto ma non sempre con successo. Una “logica micro” può creare la promozione e le condizioni perché questi prodotti vengano consumati in loco, ottenendo contemporaneamente la valorizzazione del territorio.

Se il territorio offre la sua vocazione, diventa indispensabile, per gli attori dell’ospitalità saper ascoltare e riuscire a comprendere quello che il microturista comunica espressamente o indirettamente per valorizzare tutto il patrimonio che abbiamo in Italia. In “logica micro” bisogna quindi potenziare anche queste abilità.

L’offerta microturistica può valorizzare luoghi di montagna e mare, di collina e pianura. L’ambientazione diventa un quadro unico dove il visitatore diventa attore scoprendo i prodotti della tradizione enogastronomica, il lavoro degli artigiani e degli artisti, le narrazioni degli abitanti, il ritmo del luogo e la sua atmosfera.

La “logica micro” deve generare una offerta unica, curiosa, a misura d’uomo e culturalmente interessante. Affinché si crei una rete di “aree microturistiche” si dovrebbero promuovere partenariati, gemellaggi e collaborazioni tra le varie località. Queste azioni accrescerebbero il movimento di microturisti che muovendosi distribuiranno ricchezza.

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