Il Campanile del Duomo di San Nicolò

Il Campanile del Duomo di San Nicolò venne costruito a lato della facciata della chiesa, fra gli anni Sessanta ed Ottanta del Cinquecento. La costruzione è in mattoni a vista dove, man mano che si sale verso la guglia, vi sono diverse monofore. Sopra la cella campanaria, un tamburo ottagono sostiene la cuspide in laterizio innalzata ad oltre cinquanta metri d’altezza con, nella sommità un Angelo.

Nel corso dei secoli la struttura ebbe diverse modifiche e rimaneggiamenti.

Durante la Grande Guerra, vennero asportate le campane da parte dell’esercito austro-ungarico per realizzare materiale bellico. Il Campanile subì dei danni, infatti, vennero demolite sia la cuspide, sia la cella campanaria. Queste ultime vennero ricostruite nel corso degli anni Venti del Novecento. Nel 1922 vennero ricollocate le campane.

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Il 16 agosto 1957 venne posto un secondo Angelo nella sommità del campanile con l’aiuto di un elicottero dell’esercito americano. Infatti, il primo angelo venne distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

La statua del nuovo angelo venne realizzata in rame sbalzato opera progettata dell’architetto Giulio Piccini ed eseguita dai fabbri Aldo Prete e Pietro Gorasso.

L’aviazione americana venne contattata perché già in precedenza aveva collaborato con la parrocchia di Bergamo dove collocò una croce sul tetto di una chiesa.

Nell’elicottero vi erano il Capitano Strawn e quattro soldati, tra questi Donald W. Dekin che calò la statua sulla cima del Campanile. Nell’elicottero vi erano anche cinque Italiani: Bepi Missinato che fotografò le manovre di posizionamento, Rino Giacomel che fissò la statua alla struttura assieme a tre operai della Fadalti che lo aiutarono. Il signor Rino venne definito successivamente il meccanico volante. All’interno del Duomo di San Nicolò, nel frattempo, il parroco don Federico Battistella aveva organizzato una preghiera comunitaria.

Durante la posa dell’Angelo la pressione dell’elica dell’elicottero americano creò la rottura di un’ala dell’Angelo che venne quindi smontata, riparata e riavvitata.

Finita l’opera, il signor Giacomel così si espresse: “Abbiamo passato quindici minuti di terrore a sessanta metri d’altezza legati ai tubi dell’impalcatura con una corda.

Alcuni giornali americani dell’epoca parlarono dell’impresa di Sacile titolando i loro scritti: C’è un Angelo sospeso a quasi 200 piedi da terra sul campanile di una chiesa del XVI secolo, oppure fieri di dare il nostro contributo, ecc.

L’ultimo restauro del campanile risale al 1996.