Storia di Revine Lago2021-03-22T17:36:09+01:00

Storia di Revine Lago

Revine Lago come lo conosciamo noi oggi, è il risultato della fusione di due paesi autonomi: Revine e San Giorgio di Lago. L’unione avvenne nel 1868 e diede origine al Comune di Revine Lago.

Dalla Preistoria fino alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente

Durante il secondo millennio a.C., anche la zona di Revine Lago venne occupata dalle tribù indoeuropee dei Veneti (Heneti) che qui si insediarono. Diversi furono i reperti ritrovati a testimonianza di queste informazioni, sia a Revine Lago ma anche nelle aree limitrofe. Parte di questi reperti nel tempo sono andati dispersi. Di quell’epoca, media Età del Bronzo, è visibile la spada del tipo Sauerbrunn conservata al Museo Civico di Conegliano. Del medesimo periodo è stata ritrovata a Pian de Frassenè, vicino al Pian delle Femene, una cuspide eneolitica.

Nei secoli IV-II a.C. anche Revine Lago e l’area circostante furono invase da tribù celtiche provenienti dalla zona del Reno. Successivamente le popolazioni del territorio si mescolarono via via con i Romani senza battaglie o lotte.

In epoca romana, diverse furono le strade realizzate nell’area, tra queste probabilmente anche un settore della Claudia Augusta Altinate. Più d’una erano le vie che permettevano di salire sui territori del bellunese per proseguire verso l’attuale Austria e i paesi del nord. Altre portavano verso la pianura ed i suoi centri abitati. In qualche modo i traffici di merci e persone interessavano anche il borgo con le sue attività.

Durante l’epoca romana, Revine e Lago fecero parte del municipio di Oderzo ed il loro abitato era uno dei tanti centri amministrativi “vici” che insisteva sul territorio.

Dopo il 400, con il graduale declino dell’Impero Romano d’Occidente, la zona venne conquistata dalle milizie dei popoli provenienti da oltralpe. Le tensioni con i Bizantini e il loro imperatore videro nel corso dei decenni scontri e rivalse che minarono la sicurezza e la vita degli abitanti del territorio.

Dal Medioevo al Mille

Dopo i Goti, il territorio vide l’insediamento dei Longobardi che dopo la metà del VI secolo d.C. conquistarono buona parte della penisola. Entrati da nord iniziarono a dividere il territorio in Ducati, compresi quello di Ceneda, di Treviso e del Friuli. Ceneda ebbe giurisdizione su Revine e con il passare del tempo il legame, tra le due realtà, divenne solido e duraturo.

Fra la fine del 500 e l’inizio del 600 i Longobardi aumentarono il loro potere in loco e, con dazi e gabelle, attivarono i controlli sulle strade principali e le mulattiere che portavano nella provincia di Belluno e lungo le altre direttrici. Le fonti dell’epoca fanno riferimento a vie tortuose: quella del Fadalto, quella per Praderadego che collegava la Valmareno a Zumelle, quella del San Boldo, quella del Frascon che collegava Revine Lago con Trichiana e Limana.

Rimaneva comunque in quell’epoca uno stato di insicurezza che interessava la popolazione. Per far fronte a tutto ciò, in tutto il vittoriese e coneglianese vennero realizzati piccoli fortini, torri d’avvistamento, posti di blocco, così da incrementare i controlli e ridurre le possibili violenze.

Le memorie storiche ci dicono che nell’epoca medioevale a Revine vi erano delle fortezze come quella sul Monte Frascon, quella di Castegna Maor e di Sald del Casin, tutte probabilmente evoluzioni di precedenti costruzioni di epoca romana.

Ai Longobardi succedettero i Franchi che controllarono la zona per diversi secoli. Durante il X secolo il Vescovo di Ceneda ricevette anche il titolo di Conte, si diffuse quindi la figura del Vescovo-Conte che accentrò in sé il potere politico e quello spirituale. Nel 962 Ottone I di Sassonia Imperatore del Sacro Romano Impero assegnò al Vescovo-Conte di Ceneda alcuni territori e fra questi anche quelli di Revine e Lago.

In quell’epoca gli interessi ed il predominio per il potere che coinvolgevano papato, Sacro Romano Impero e Impero Romano d’Oriente, creavano continue tensioni e coinvolgevano loro malgrado anche territori marginali come Revine Lago.

Sempre nel X secolo, il Vescovo-Conte di Belluno Giovanni III, seguendo le indicazioni dell’Imperatore Ottone I, iniziò ad espandere i suoi possedimenti andando ad occupare castelli e terre nel feltrino, nel trevigiano e nel friulano. Possibile quindi che in quell’epoca furono riadattate, ammodernate e rese più sicure le fortezze costruite a partire dal 400.

La morte del Vescovo Conte di Belluno, poco prima del Mille, diede il via a nuovi scontri per il controllo del territorio. Trevigiani contro Patriarca di Aquileia ed altri potentati porteranno ad una riduzione significativa dei possedimenti nei due secoli successivi dei domini del Vescovo Conte bellunese.

Dal Mille al Quattrocento

Dopo il Mille, molto probabilmente venne creata ex novo una entità amministrativa, un nuovo Comune comprendente: Lago, Santa Maria, San Martino, Sottocroda e Soller con i relativi campi e pascoli posti a settentrione del lago. Il capoluogo era Lago e l’estensione del territorio poteva raggiungere i 20-25 Km2.

A cavallo dell’anno Mille e nei secoli successivi, numerose furono le contese per il dominio sui terreni che videro contrapposti i Vescovi Conti, i feudatari, il Patriarcato di Aquileia ed altri signori dell’epoca. La pressione dell’imperatore muoveva gli interessi dei “Ghibellini” mentre l’interesse del Papa spingeva i “Guelfi”. Gli uni contro gli altri in base a ragioni di fede o di interesse. Scontri e morti. Povertà e miseria.

I cambi di fronte anche nel giro di pochi anni rendono la lettura dei fatti e degli archivi alquanto complessa.

In quell’epoca, si cercò di fortificare ogni colle, via, bastione. Ceneda e Serravalle divennero un centro di potere importante e per difendersi, tutto attorno vennero recuperate e rafforzate le opere di difesa preesistenti e se ne costruirono di nuove.

Nel 1138 Lago dipendeva dai Conti Collalto, così risulta dal testamento di Alberto da Collalto che, in quell’anno, scrisse il documento prima di partire per la Crociata in Terra Santa. Lascerà ai suoi fratelli le località di Collalto, Colfosco e Lago. Sempre in quel periodo, il Distretto di Lago venne inglobato nella curia di Valmareno.

Nel 1193 i Conti Collalto cedettero Lago con altri territori ai Da Camino che ne rimasero proprietari fino al 1335. La vendita venne perfezionata a Venezia presso la chiesa di Santa Maria della Carità.

Dopo la pace di Costanza, seguita alla guerra tra i Comuni e l’Impero, anche nel cenedese vennero adottati gli “Statuti di Treviso” che diventarono legge anche per Revine e Lago.

I Da Camino, ormai tra i potenti Signori di Treviso, amministravano una Signoria territoriale diffusa su buona parte della provincia compresi i territori di Revine e Lago. Lo fecero con un susseguirsi di alterne vicende fino alla morte di Rizzardo VI da Camino avvenuta nel 1335.

La morte di Rizzardo VI, in mancanza di un erede maschio, diede il via ad una lotta per il dominio dei territori e del potere. La cosa ebbe fine nel 1337 quando il Vescovo di Ceneda Francesco Ramponi cedette i diritti feudali, forse non tutti suoi, a Venezia.

Revine entrerà così a far parte della podesteria veneziana di Serravalle costituendo un’unità amministrativa autonoma. A livello fiscale i tributi venivano pagati a Treviso che poi li versava direttamente a Venezia.

Dal Quattrocento al Settecento

Secondo alcuni documenti, nel Quattrocento il territorio occidentale del monte Frascon era denominato Monte de Canais e risultava appartenere alla Curia di Ceneda.

Dal Quattrocento fino alla fine del Settecento nacquero periodicamente liti sui confini fra Lago e Tovena (Cison di Valmarino) e sulla possibilità di usare i terreni del demanio per i pascoli, il taglio di alberi, lo sfruttamento dei rovi, ecc.

Problemi simili interessarono nel Quattrocento anche le comunità di Lago e Revine.

Il dominio della Serenissima impose nuove leggi e regole, ad esempio Revine doveva vigilare sulle epidemie, doveva inviare uomini in caso di guerre, ecc. Ottenne una dispensa per cui non dovette inviare legname per l’arsenale, cosa obbligatoria per i Comuni confinanti con il Cansiglio ed il Montello. Questo permise di conservare i boschi sui monti di Revine preservando l’habitat e il loro sfruttamento in loco. Gli abitanti di Revine dovettero però contribuire con del legname alle manutenzioni del Castello di San Martino a Ceneda.

Tra il 1411-1414 la zona venne occupata dagli Ungari guidati dal Fiorentino Filippo Buondelmonti degli Scolari noto come Pippo Spano.

Il 24 dicembre 1412 gli Ungari salirono la mulattiera che porta da Revine a Monte de Canais per spingersi sui territori bellunesi. La medesima pista nel 1848 venne percorsa dai Croati. Questa mulattiera, in epoca medioevale, fu una via strategica e spiegherebbe perché sul monte esisteva un castello sul versante che guardava Revine e uno sul versante bellunese oltre alle fortificazioni di San Pietro di Tuba a Limana e Crede a Belluno.

Prima della riforma del 1478 la Regola di Revine partecipava con due rappresentanti al Consiglio Minore di Ceneda.

Nel Cinquecento venne istituita la parrocchia di Revine e l’entroterra veneziano visse un periodo di stabilità se si escludono gli anni della guerra della Lega di Cambrai.

Nel Cinquecento, ma non solo, nacquero problemi e contese sui confini fra Lago e Trichiana (Val Belluna) e quindi anche sulle giurisdizioni fra le province di Belluno e Treviso. Una leggenda narra che per derimere la questione venne organizzata una sfida. Due corridori, uno partendo da Lago e l’altro da Trichiana, avrebbero cercato di compiere quanta più strada possibile camminando sulla propria terra, così da poter fissare i confini. Quando i due si incrociarono però, il corridore di Lago continuò a camminare perché, furbescamente negli zoccoli aveva messo terra del suo paese, per cui continuava a camminare sulla sua terra diretto verso nord per guadagnare terreno.

Tra il 1615-1617 alcuni abitanti di Revine parteciparono alla guerra di Gradisca che vide contrapporsi Venezia all’Austria.

Nella seconda metà del Seicento venne rimaneggiata la vecchia torre di Castagna Maor, uno dei castelli esistenti all’epoca a Revine.

Nel 1780 la podesteria di Serravalle amministrava anche le seguenti località: Val Lapisina con Olarigo e Longhere, Anzano, Cappella, Castello Roganzuolo, Colle, Formeniga, Fregona con Sonego, Osigo, Pinidello con Silvella, San Martino e Lago. Gli abitanti complessivi erano 11.479.

Con la dominazione francese, Lago venne aggregata a Tarzo insieme ad Arfanta e Corbanese, nel Cantone di Ceneda del Distretto Conegliano-Treviso.

Nel 1797 Napoleone, non rispettando gli impegni presi, cedette il territorio della Repubblica Veneta all’Austria-Ungheria, la Serenissima finì di esistere e l’entroterra venne riorganizzato.

Dall’Ottocento fino ad oggi

Fra il 1797 ed il 1818 diversi furono i mutamenti amministrativi voluti dai vari dominatori. Le amministrazioni comunali vennero divise, unite e successivamente smembrate per dare origine a comuni che attualmente non esistono più.  Ad esempio, tra il 1798 e il 1807, con la dominazione austriaca, Lago venne aggregato a Serravalle, nel 1807 Revine fece parte del Distretto di Ceneda nel Circondario Tagliamento. Questa situazione durò pochi anni.

Dopo il Congresso di Vienna del 1815, una parte del settentrione d’Italia divenne Regno Lombardo-Veneto. Il territorio venne riorganizzato in province, distretti e Comuni. La provincia di Treviso venne divisa in 9 distretti. Il IV comprendeva Serravalle, Revine, Fregona, Cappella Maggiore e Sarmede. Vennero adottati nuovi codici e nuove leggi.

Nell’inverno 1815-1816 il paese fu al centro di una rivolta di contadini che protestavano contro l’aumento della tassa personale che, a quell’epoca era obbligatoria per gli uomini dai 14 a 60 anni.

Dal 1819 Revine venne separata da Serravalle e formò un comune autonomo. Secondo le leggi austriache, Revine essendo un piccolo Comune non poteva avere una Congregazione Comunale ma solamente una Deputazione composta da tre Deputati. Tali cariche duravano un anno e non potevano parteciparvi ecclesiastici o militari in carriera. Altre cariche obbligatorie per i piccoli Comuni erano: il deputato per la tassa personale, l’agente comunale, il cursore e due revisori dei conti. Potevano essere eletti facoltativamente anche un campanaro, un sacrestano, un custode dell’orologio comunale, il camparo o simili.

Fra la seconda metà degli anni Trenta ed il primo decennio successivo venne completata dagli Austriaci la strada della vallata che portava da Revine alle Grave di Revine. Il primo tratto Serravalle-Revine venne realizzato nel 1835.

Nel 1836 il territorio fu colpito da una epidemia di colera senza fare vittime a Revine.

Nel 1848 anche Revine venne colpita dai Moti Rivoluzionari che coinvolsero tutta la Penisola. Due soldati semplici, Piccin Giuseppe e Mel Giuseppe, abbandonarono le armi a Treviso e si unirono ai rivoltosi. Verranno reintegrati nell’esercito nel 1849 e congedati nel 1855. La stessa situazione avvenne, con altri soldati revinesi, in Ungheria.

Fino al 1853 Revine fece parte del Distretto Serravalle, che in quell’anno fu abolito ed unito a quello di Ceneda. Ne facevano parte: Cappella, Ceneda, Colle, Cison, Cordignano, Follina, Fregona, Lago, Revine, Sarmede, Serravalle e Tarzo. La popolazione del Distretto contava 37.458 persone, quella della provincia di Treviso ammontava a 298.482 individui. Il Veneto compresi alcuni territori friulani era popolato da 2.314.813 anime.

Nel 1866 il Veneto entrò nel Regno d’Italia ed anche Revine e Lago furono ovviamente annessi al nuovo Stato.

Con la delibera del 1867 il nome Lago cambiò in San Giorgio di Lago.

Nel 1868 venne decretata la fusione dei Comuni di Revine e Lago nella nuova amministrazione di Revine Lago che sarebbe entrata in funzione il 1° gennaio 1869.

Fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento anche Lago fu contrassegnato da una fortissima emigrazione oltre Oceano, che portò ad una forte riduzione della popolazione locale.

Se fino al 1917 dal territorio erano partiti i soldati per il fronte, dopo Caporetto, la Prima Guerra Mondiale raggiunse il trevigiano e l’esercito austro-ungarico invase tutta la sinistra Piave e non solo. A seguito di questa situazione a Revine Lago vennero fatte sfollare 90 persone, spedite oltre la linea di difesa dell’esercito Italiano, anche a Napoli. Dall’inizio delle ostilità sul Piave, giunsero in paese circa 4.000 persone dei paesi limitrofi al Piave che cercavano rifugio dalle bombe nelle retrovie. Erano gli abitanti del Quartiere del Piave.

Durante l’occupazione gli Austroungarici realizzarono una potente teleferica a doppio filo portante che partiva dal Castello di Serravalle si portava a Còl (frazione di Serravalle) poi a Masieron (a Revine al confine con Serravalle) ed infine al Borgo Bridot-Lama dove si trovava il capolinea.

Nella zona di Revine, per l’Esercito Italiano operava come informatore clandestino, anche il Tenente Tandura, che osservava i movimenti nemici da un posto di vedetta organizzato sul Col de Pel.

Nel 1918 si concluse la Grande Guerra che portò distruzione e rovina anche a Revine Lago come nelle aree limitrofe.

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