Storia di Valdobbiadene

Sono stati ritrovati, in tutta la zona intorno a Valdobbiadene, fossili che testimoniano la presenza di popolazioni dedite alla caccia, alla pesca ed alla pastorizia fin dalle epoche più lontane. Queste popolazioni, molto probabilmente, dimoravano in grotte e capanne pensili. Per il momento non vi sono altre informazioni di quell’epoca storica.

Dall epoca romana all’anno Mille

Dopo la Seconda Guerra Punica (219-202 a.C.) la Venetia si unì, in forma spontanea, a Roma come “Colonia Togata” e quindi con il diritto di essere rappresentata nel Senato Romano.

La presenza di strade, di commerci, di attività manifatturiere che si svilupparono in loco, per fornire anche le regioni del nord fecero in modo che la zona fosse abitata da nuclei di persone sempre più numerosi. In questo contesto si formarono diversi centri abitati, municipi, ecc.

Le prime informazioni su Valdobbiadene risalgono all’epoca romana quando il territorio era controllata dal pro-console romano Phlavio Ostilio che visse a Belluno nel II secolo a.C.

Valdobbiadene e la sua valle vennero definite dai Romani Valis Phlavis cioè Valle del Piave. Il fiume Piave, che passava a ridosso del municipium e ancor oggi lambisce il confine sud del comune, all’epoca era conosciuto come Phlavis.

La riduzione della potenza dell’Impero Romano d’Occidente, consentì le incursioni barbariche di Visigoti, Unni, Eruli ed Ostrogoti che saccheggiarono e distrussero il territorio. La popolazione per proteggersi si spostò all’interno delle valli o in montagna perché, questi luoghi più difficili da raggiungere e più poveri riducevano l’interesse degli invasori.

Il venir meno del potere militare e civile romano, diede rilevanza alla Chiesa che riuscì a mantenere un minimo di rapporto con la popolazione locale e con i centri della cristianità. I fedeli eressero intorno al 400 d.C. una chiesetta intitolata a San Biagio che divenne di fatto una prima parrocchia del territorio di Valdobbiadene. La chiesetta esiste tutt’oggi, anche se ricostruita dopo la sua completa distruzione avvenuta nel 1856, ed è ora di proprietà della famiglia Pivetta.

L’arrivo dei Franchi, dopo quello dei Longobardi, introdusse un nuovo assetto politico-amministrativo per cui cominciarono gelosie e conflitti che sfociarono in scontri e turbolenze nel territorio di Valdobbiadene che coinvolsero anche gli uomini di chiesa. Nell’883 dovette intervenire l’Imperatore Carlo III detto il Grosso, pronipote di Carlo Magno, per risolvere una controversia legata all’autonomia della chiesetta di Santa Maria costruita vicino a Farra, presso Villanova. Si accese una rivalità fra le famiglie Mondeserto e Da Cassuola nei confronti dei Buoninsegna. L’autonomia fu insidiata, nel corso dei secoli anche dalle esigenze del Patriarca di Aquileia, dei Vescovi di Treviso, Oderzo, Ceneda e Feltre.

Dall’anno Mille al Quattrocento

Intorno al Mille sorsero altre parrocchie su concessione dei Signori nei territori dei feudi come la chiesetta di San Giacomo a Guizza, la chiesetta dell’Arcangelo Michele a Bigolino, ecc.

A metà del Mille, a seguito di un’epidemia gli abitanti di Barbozza chiesero ai Da Cassuola, signori locali, di costruire un’altra borgata più lontana dal luogo del contagio. In questo modo nacque San Pietro di Barbozza, in onore al Santo al quale si erano appellati gli abitanti.

Nel 1095, Giovanni Granone Volpardo da Vidor, detto Giovanni da Bigolino, con alcuni uomini d’armi valdobbiadenesi fece erigere a Vidor la chiesa di San Vittore e Corona e l’abbazia di Santa Bona le cui reliquie erano arrivate nel territorio a seguito della Prima Crociata.

Sempre nel 1095 l’Imperatore Enrico V concesse ad alcuni Signori di Treviso dei feudi per gli aiuti ricevuti. Tra i territori oggetto della donazione vi fu anche Valdobbiadene.

Nel 1115 sempre Enrico V stabilì i confini territoriali del paese con un proprio Decreto, continuarono però le dispute dei Vescovi e del Patriarca di Aquileia a cui si aggiunsero prima quelle di Cangrande della Scala che sottomise i castellani della pedemontana trevigiana e poi quelli della famiglia Da Romano.

Nel 1178 gli abitanti di Valdobbiadene si ribellarono a Ezzelino II Da Romano detto il Monaco e nel 1193 i militi e fanti bellunesi e feltrini del Vescovo di Belluno Gerardo de Taccoli scesero il Piave e saccheggiarono la zona per rivendicare alcuni diritti del Vescovo e di altri Signori bellunesi.

Nel corso di questi secoli tante furono le dispute tra i feudatari. Tra il 1220 ed il 1221 le milizie del Patriarca imperversarono con saccheggi e ruberie nel territorio comunale a cui seguirono nel 1223 quelle di Ezzelino II che occupò militarmente Valdobbiadene, annullando la giurisdizione di Treviso per cederla, previo pagamento, al Vescovo di Feltre.

Nell’ottobre 1223 Pietro Tiepolo, podestà di Treviso fece rioccupare la città e affidò il governo di Valdobbiadene al suo capitano Rizzardo Da Camino.  Seguirono incursioni e saccheggi prima dei Da Romano, poi Da Camino e Carraresi ed infine degli Scaligeri.

Nel 1337 Carlo IV Lussemburgo, re di Boemia e Polonia, invocato da più città filo-imperiali, intervenne nella Pianura Padana con il suo esercito e tramite un suo feudatario, Schenella Conte di Collalto, si impossessò di Valdobbiadene e della zona circostante.

Nel 1348 un’epidemia di peste, arrivata dall’oriente con le navi commerciali, fece strage di abitanti in tutta Europa e anche a Valdobbiadene e nella Marca.

Nel 1391 Valdobbiadene e tutta la Marca Trevigiana si sottomisero volontariamente alla Repubblica di Venezia.

Dal Quattrocento all’Ottocento

Superato il 1410 il territorio fu interessato da una invasione di Ungari che occuparono e saccheggiarono il paese e tutta la zona.

Nel 1438 in base alle innovazioni introdotte dalla Serenissima, a Valdobbiadene venne posta la residenza del Rettore di San Marco che dipendeva dal Podestà di Treviso ed alle sue dipendenze poteva contare su: un Gabelliere, un Meriga, uno Strillone ed alcuni Archibugieri.

Nel 1500 Valdobbiadene divenne capoluogo del Distretto in provincia di Treviso. Questo le permise di avere anche l’Ufficio del Catasto e del Registro, una Guardia di Finanza ed un Ufficio Prefettizio.

Nel 1511 Francia, Austria, Spagna si confederarono e formarono la Lega di Cambrai per limitare lo sviluppo in terraferma della Serenissima. Il Rettore di Valdobbiadene, il nobile Antonio di Giorgio con alcuni artiglieri, si mise a difendere Quero dove si trovava il Provveditore della Serenissima. Quest’ultimo venne incarcerato dalla Confederazione e liberato, dopo un aspro combattimento nella notte del 27 settembre 1511.

Nell’agosto del 1542 Valdobbiadene e tutta la zona venne funestata da una invasione di locuste nere provenienti dalla Germania che divorarono tutto quello che trovarono. Per placarne la furia, assieme alle preghiere venne innalzato un edificio sacro, la chiesetta di San Giovanni Battista.

Nel 1566 si accese una controversia sui confini del comune perché il Podestà ed il Capitano di Conegliano violarono i confini territoriali del paese. Per questo motivo dovette intervenire il Senato Veneziano a placare la contesa così che vennero ristabiliti i confini preesistenti.

Nel 1590 si racconta di un’invasione di lupi che uccise giovani pastori e diverse pecore e coinvolse tutta la zona intorno a Valdobbiadene.

Fra il 1680 ed il 1685 una grave epidemia di colera coinvolse tutta la penisola ed uccise diverse persone in città.

Nel 1744 una tromba d’aria colpì Santo Stefano di Barbozza dove morirono don Marco Bisol e la sua governante. Il maltempo lasciò oltre ai morti anche ingenti danni a case e campi.

Nel 1770 la Serenissima soppresse molti monasteri fra i quali quello dei Cappuccini di San Gregorio e quello delle Suore di Colderove.

Nel 1796 Valdobbiadene vide il passaggio di oltre 300 soldati di fanteria austriaci e di 2.000 cannoni e carriaggi; un reparto di Cavalieri soggiornò in paese per 40 giorni. Era il preludio alla lotta contro Napoleone e l’esercito francese.

Nell’inverno 1796 giunsero altri 600 soldati croati e 40 cavalieri ussari devastando e depredando il paese. Per scaldarsi bruciarono anche alcune viti, piante di ogni sorta e catturarono e arrostirono capre, vitelli, pecore, ecc. Fu una desolazione ed una crescente paura per la popolazione locale.

Nel febbraio 1797 arrivarono a Valdobbiadene i Francesi e ci fu un primo scontro con gli Ussari nella zona.

Nel marzo 1797 venne istituito dai francesi il Municipio. Al suo interno si trovarono i territori di Marziai, Vas, Segusino, San Vito, Valdobbiadene, San Pietro di Barbozza, Santo Stefano, Guia, Colbertaldo, Col San Martino, Mosnigo, Moriago, Vidor e Bigolino. Il Municipio di Valdobbiadene divenne capoluogo di Cantone nel Dipartimento del Tagliamento, sottoprefettura di Ceneda, Provincia di Treviso.

Dall’Ottocento al Novecento

Dopo l’intervento di Napoleone nel 1805 il Veneto divenne assieme ad altri territori Regno Italico, con a capo il Viceré Eugenio Beauharnais (figlio illegittimo di Napoleone) insediatosi a Milano.

A Valdobbiadene, il cambiamento fece sì che diversi funzionari iniziarono dei lavori per migliorare le strade, canalizzare le acque, sistemare i palazzi governativi, ecc.

Dopo la caduta di Napoleone, il Veneto passò sotto il Regno Lombardo-Veneto comandato dagli Asburgo. Il Municipio di Valdobbiadene fu sostituito dalla Deputazione Comunale di Valdobbiadene composta da sei membri e presieduta dal Commissario Distrettuale. In qul periodo vennero ammodernati strade, edifici esistenti, ne vennero costruiti di nuovi e venne anche completato il campanile nella piazza principale.

Durante la Prima Guerra d’Indipendenza italiana, il Podestà proclamò lo stato d’assedio e costituì la Guardia Civica, un reparto di soldati composto da giovani universitari che si unirono alla causa nazionale. In questo caso contro gli Austriaci considerati invasori stranieri. Vennero poste le Guardie a presidio dei confini comunali e lungo il Piave. I soldati vennero dotati dell’equipaggiamento necessario per affrontare la guerra. Con il tempo si aggiunsero altri ragazzi per un totale di circa 200 individui. Dopo l’iniziale entusiasmo, visti i successi austriaci a Palmanova e Cornuda e l’inesperienza nel maneggiare armi, il corpo si dissolse velocemente.

Per mantenere l’ordine Asburgico giunsero 200 soldati croati a Valdobbiadene, gli organizzatori della Guardia Civica diventarono ostaggi del nemico e dovettero recarsi a Verona per chiedere la grazia per loro ed per il paese al generale Radetzky. Alla fine la ottennero. Una parte dei soldati restò in paese fino all’aprile del 1849.

Gli abitanti di Valdobbiadene sperarono di liberarsi del nemico austriaco con la pace di Villafranca del 1859, ma gli animi si sconfortarono quando scoprirono che la situazione sarebbe rimasta immutata.

Molti furono i giovani che dovettero arruolarsi nell’esercito austriaco ed allora vennero adottate strategie fra le più varie per scansare la leva obbligatoria. Poche di queste funzionarono così che diversi giovani di Valdobbiadene si arruolarono nell’esercito di Garibaldi.

Dopo la Terza Guerra d’Indipendenza del 1866, il Veneto venne ceduto al Regno d’Italia che entrò a far parte, dopo un referendum con esito plebiscitario, del Regno.

Il 15 settembre 1866 il Commissario del Re Vittorio Emanuele II fece visita a Valdobbiadene ricevendo le autorità locali. Venne eletto, alle successive elezioni comunali, il primo Sindaco-podestà dott. Alessandro Dalla Costa, notaio.

Nel 1867 presso la Locanda “Alla Rizza” soggiornò Giuseppe Garibaldi per una notte.

Fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento vennero realizzati ed ultimati diversi lavori di interesse pubblico come: il ponte di Vidor sul fiume Piave, la Scuola “Celestino Piva”, la Società di Mutuo Soccorso, una banca, la Linea Tramviaria Valdobbiadene-Montebelluna, ecc.

Nel corso degli anni Dieci del Novecento cominciarono a spirare i venti di guerra che portarono alla Prima Guerra Mondiale.

Per coloro che volessero approfondire le vicende storiche del Comune di Valdobbiadene segnaliamo “Valdobbiadene ieri…oggi” di Dino Fabris, Editore Dall’Armi & Murer.

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