Prosecco

C’è un vino italiano fautore della socializzazione, sinonimo di compagnia, promotore dei brindisi, messaggero di gioia: il Prosecco.

Il Prosecco ha una storia che ama raccontare per farsi conoscere.

Le origini dell’uva e del vino che conosciamo come Prosecco si perdono nei secoli e sono tutt’ora oggetto di studio da parte dei ricercatori. Conviene rimanere ancorati alla storia più recente e ricordare agli appassionati che nella seconda metà dell’Ottocento nell’ovest dell’Italia e più tardi anche nelle colline trevigiane apparvero: oidio, filossera e peronospora. Tre flagelli provenienti dalle Americhe, che decretarono l’apocalisse per una viticoltura che da secoli aveva raggiunto un suo equilibrio. A queste calamità, qualche anno più tardi si aggiunsero i disastri della Prima Guerra Mondiale che devastarono la viticoltura del territorio.

Nelle campagne e nelle colline aspre e irte i contadini dell’epoca seppero nonostante ciò, preservare un patrimonio viticolo che trova le sue radici in tempi lontanissimi. Tra innesti e nuove pratiche viticole, proprio 100 anni fa, dopo la fine della Grande Guerra, ricercatori, studiosi ed agricoltori, seppero recuperare anche le viti che portavano a maturazione un’uva ideale per dare origine al Prosecco.

L’uva presente soprattutto nei colli trevigiani era conosciuta con diversi nomi: Prosecco Tondo, Prosecco Balbi, Prosecco Lungo e nelle zone geografiche limitrofe prendeva il nome di Serprino, Glere grosse, Proseccon. Spesso il frutto era lo stesso e fu così che per offrire garanzie al mercato, gli studiosi già nella prima metà del XX° secolo hanno mappato le caratteristiche dell’uva Prosecco coltivata nel territorio dei Colli di Conegliano e Valdobbiadene dove, tra l’altro, nel 1962 venne istituito il primo Consorzio di Tutela per il Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.

Le viti che avevano superato i parassiti d’oltre oceano e le devastazioni della Guerra, avevano ormai una identità chiara.

In quei tempi l’uva maturava alla fine dell’estate o molto più spesso nelle prime fredde giornate autunnali. Raccogliere l’uva, ammostarla e farla fermentare con i pochissimi mezzi dell’epoca era una impresa. Il vino che se ne ricavava era leggero e spesso veniva messo in bottiglia all’inizio della primavera per preservarne la freschezza, o perché terminasse la fermentazione diventando frizzante. Proprio questa maestria servì per creare le basi per il vino Prosecco che oggi conosciamo.

La presenza nel territorio della prima Scuola Enologica Italiana, lo spirito di osservazione degli agricoltori, la ricerca di nuovi risultati, fecero sì che quel vino, che tradizionalmente finiva in bottiglia la sua fermentazione, venisse messo in contenitori molto più grandi. In questi contenitori, praticamente dei serbatoi a tenuta di pressione, avveniva la seconda fermentazione e il vino conservando il gas prodotto naturalmente dai lieviti, diventava frizzante o spumante. Questa evoluzione tecnologica consentì di ottenere risultati ripetibili ed efficaci tanto da permettere al Prosecco di arrivare in ottimo stato di conservazione in tutto il mondo per farsi apprezzare dai consumatori.

Nel 1969 venne riconosciuta la zona a Denominazione di Origine Controllata con i suoi 15 comuni compresi tra Conegliano e Valdobbiadene. Seguirono anni di fatiche e di gratificazioni. Le innovazioni in vigna e nelle cantine hanno permesso al Prosecco di farsi apprezzare a livello planetario tant’è che nel 2009 i riconoscimenti hanno coinvolto le zone di produzione storiche DOC Conegliano-Valdobbiadene e DOC Colli Asolani eleggendole a zone a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, l’acronimo relativo è DOCG. Mentre è stata riconosciuta come zona DOC, cioè a Denominazione di Origine Controllata quella che tocca 9 provincie tra Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Il prof. Tullio De Rosa, lungimirante estimatore e promotore di questo vino, enunciava con stile che il Prosecco è un vino che invita al bere, un vino che permette di stare in compagnia senza sentirsi in debito con la salute, un vino fresco ed allegro ricco di note fruttate piacevoli. Dividerlo con amici e conoscenti aumenta il suo fascino e il nostro appagamento. Coinvolgerlo nell’occasione di un primo appuntamento, regala quel senso di sicurezza che può aiutare anche i timidi.

Chi non conosce ancora il Prosecco potrebbe chiedersi quale tipologia assaggiare per prima?

Consigliamo di iniziare dagli spumanti sicuramente!

Prosecco Spumante Extra Dry. Adatto a tutte le occasioni, come aperitivo, per un fuori pasto o un brindisi con amici, il Prosecco Extra Dry offre al consumatore un calice di spumante con profumi riconducibili alla pesca e alla mela acerba. Magari anche di glicine. In bocca le bollicine si faranno sentire, ma freschezza e delicatezza ci terranno compagnia durante l’assaggio.

Il Prosecco Spumante Brut o Extra Brut, può rimanere in tavola da inizio a fine pasto.  La sua versatilità a 360° accompagna gli antipasti e i primi piatti del territorio, le ricette a base di pesce, o le carni bianche. Per capirlo meglio, potremmo con il pensiero andare molto indietro nel tempo, ricordare i piatti della tradizione durante la festa e la bottiglia che alla stappatura emetteva il suo “botto” allietando tutti i presenti.

Prosecco Spumante Dry ricco di sfumature di frutta bianca e a volte esotica con un palato avvolgente e setoso, accompagna e valorizza i dolci della tradizione, i biscotti o i più moderni panettoni e colombe pasquali.

Prosecco frizzante, con il suo contenuto in bollicine minore rispetto agli spumanti, è uno stimolo per curiosi ed esploratori. Memoria dei tempi andati, magari con un po’ di fondo in bottiglia, è potenzialmente il vino che più avvicina il Prosecco ancestrale dei bisnonni. Come detto in precedenza, il Prosecco finiva la sua fermentazione nelle bottiglie mantenendo l’anidride carbonica che si sviluppava dalla fermentazione operata dai lieviti. I risultati dell’epoca non erano sempre all’altezza di un buon bicchiere, oggi per la nostra soddisfazione la qualità è sempre adeguata alle aspettative. Con le sue caratteristiche si presta ad accompagnare uno spuntino, una merenda, un brindisi.

Prosecco tranquillo, senza bollicine, testimone ed oracolo di primavere ed estati in vigna. Rappresenta ieri come oggi una nicchia da conoscere ed esplorare. Chi avrà modo di assaggiarlo troverà un vino gradevole. Interessanti i profumi di frutta fresca. Apprezzabile la sua leggerezza. Accompagna le minestre e l’irrinunciabile panino con la soppressa.

Tutte le sfumature del Prosecco sono frutto della mano dell’uomo e delle zone di produzione. Queste sono riconosciute e tutelate per cui, quando si vuole bere un Prosecco, si può anche decidere la zona di origine.

DOCG Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore è la zona storica collinare di produzione comprese le denominazioni Rive e DOCG Superiore di Cartizze posta alla Sinistra del Piave.

DOCG Asolo Prosecco è la zona collinare posta alla Destra del Piave.

DOC Prosecco è la zona con i vigneti riconosciuti e coltivati nelle provincie di Trieste, Gorizia, Udine, Pordenone, Belluno, Padova, Treviso, Venezia, Vicenza, con le menzioni speciali per il Prosecco DOC Treviso e il Prosecco DOC Trieste.

Consorzio Tutela Prosecco DOC
Consorzio Tutela Prosecco Conegliano-Valdobbiadene DOCG