Passo San Boldo

Il Passo San Boldo o anche detto più semplicemente San Boldo collega due valli: la Val Mareno con la Val Belluna lungo la Strada Provinciale 635.

Il San Boldo, nel corso del tempo, ha avuto molte funzioni, ad esempio è stato un luogo militare durante il Medioevo, un presidio sanitario dove esibire i certificati sanitari, un punto di controllo fiscale dove saldare/esibire le gabelle, un confine che banditi e malviventi valicavano sconfinavano fra le valli.

La strada del Passo San Boldo venne costruita fra il gennaio ed il giugno del 1918 dall’esercito Austro-Ungarico durante la Prima Guerra Mondiale. Per l’esercito invasore, questa arteria viaria era di fondamentale importanza perché avrebbe ridotto notevolmente le distanze per rifornire l’esercito che si trovava al fronte nel Monte Grappa.

La realizzazione della strada cominciò a rilento per la mancanza di mezzi e uomini. A marzo intervenne il comando superiore austriaco che pretese che i lavori venissero conclusi entro tre mesi. La realizzazione della strada era collegata, a doppio filo, con la strategia offensiva del giugno 1918, che passò alla storia come la Battaglia del Solstizio.

La progettazione iniziale prevedeva 6 tornanti in galleria. La galleria numero 5 non venne mai costruita sia per una questione di tempi ma anche per snellire i lavori degli operai impiegati nel cantiere. Tra l’entrata e l’uscita delle singole gallerie il dislivello era di 5/6 metri ed il progettista pensò anche ad un tunnel rettilineo che sbucasse oltre il passo San Boldo ma la messa in opera venne valutata troppo dispendiosa sia in termini economici sia a livello di sforzo umano.

Con il passare del tempo, gli uomini a disposizione per la realizzazione della Strada Passo San Boldo aumentarono: ad un certo punto l’organico venne portato a 500 operai con l’introduzione di zappatori, reparti per illuminare il cantiere, tecnici che gestivano le macchine operatrici, etc. Vennero assunti alcuni civili, quali uomini, donne, ragazzi e ragazze, della zona per potare a termine l’opera. Secondo alcune cronache dell’epoca la paga giornaliera era dignitosa e prevedeva anche un pasto pagato. Secondo le testimonianze degli abitanti del luogo che non si erano ritirati con le truppe italiane, il reclutamento era forzato.

Tutti i lavori vennero realizzati a mano. La mancanza del cemento inizialmente fece sì che i muri venissero realizzati a secco. Successivamente, con l’introduzione del cemento, le attività ebbero una significativa accelerazione. Questo permise di portare a termine il lavoro nei tempi prestabiliti dal comando della IV Armata austro-ungarica.

Gli orari di lavoro erano particolarmente impegnativi e faticosi. Veniva rispettata la domenica come giornata di riposo anche se vi erano delle eccezioni per via della presenza di operai o ufficiali che professavano religioni differenti da quella cattolica. I turni erano due:

  • dalle 6 del mattino alle 16 del pomeriggio, con una pausa per mangiare di un’ora durante la quale alcuni operai specializzati facevano brillare le mine posizionate in precedenza;
  • dalle 17 alle 23, fascia oraria in cui venivano utilizzate delle torce poi sostituite con l’illuminazione; dalle 16 alle 17 ed eventualmente dalle 23 alle 24 venivano fatte esplodere altre mine, precedentemente posizionate.

Alcuni dati tecnici sulla strada del San Boldo, denominata dagli Austriaci Tovena-Trichiana Straβe:

  • Sviluppo totale dell’opera: 15 km
  • Larghezza strada originaria: 3 metri nei punti più ampi
  • Sviluppo totale della strada negli ultimi 100 metri di dislivello: 800 metri
  • Pendenza: 10% massimo 12%
  • Raggio dei tornanti: 10 metri
  • Differenza di dislivello fra entrata-uscita tunnel: 5/6 metri
  • Altezza gallerie: 3,5 metri
  • Totale ore lavorate-uomo per la realizzazione: 1.600.000
  • Vittime: 2 operai morti
  • Tempo richiesto per l’apertura del foro principale di un singolo tunnel: 1 mese e 1 settimana circa
  • Ponti nella valle del San Boldo: 6

Dove trovarlo

Il Passo San Boldo si trova lungo la SP 635