Chiesa Santi Rocco e Domenico

La chiesa Santi Rocco e Domenico, venne eretta quale ringraziamento per la fine dell’epidemia di peste del 1630.

Fu concepito allora, come edificio barocco unito a un complesso conventuale di monache domenicane, che ebbe vita fino al primo decennio dell’Ottocento (soppresso dai provvedimenti napoleonici) e del quale ci è giunta solo la foresteria.

In città esisteva già un’antica cappella votiva dedicata a San Rocco, annessa nel Quattrocento alla chiesa del convento di San Francesco, a testimoniare una devozione che nei secoli si rinnovava.

Nei primi anni del XX secolo la chiesa Santi Rocco e Domenico ha subito delle modifiche nel prospetto principale, con l’aggiunta di una nuova facciata, che ha beneficiato di un restauro negli anni duemila.

L’edificio, esternamente, è di stile composito e frutto di lavori di molte epoche. La facciata attuale è opera novecentesca di Vincenzo Rinaldo, architetto anche della Chiesa di San Giovanni Battista a San Fior.

La costruzione è tripartita e con tratti neoclassici: le parti sono divise da lunghe lesene ioniche, che terminano sotto l’architrave, al di sopra della quale uno spazioso frontone contiene bassorilievi. La media altezza della facciata è centralmente decorata da un rosone inscritto in un quadrante, lateralmente si aprono, una per lato due monofore a tutto sesto in cornice lapidea. Nella parte bassa si accede al portale, attraverso un portico sostenuto da archi a tutto sesto, quello centrale abbellito da un timpano e da due colonnine ioniche.

La parete laterale sinistra è addossata a un palazzo, mentre quella di destra è visibile e contrasta con la facciata in quanto si presenta grezza e disadorna. Dietro la struttura è presente il campanile: di piccole dimensioni e con una bifora per lato a livello della cella campanaria, esso si caratterizza per la terminazione a corona e per la mancanza di un orologio.

L’interno della chiesa è a una navata, anch’essa di stile composito, dovuto alle suggestioni delle diverse epoche. Non vi sono opere di particolare importanza storica, ma alcune sono degne di nota: tra esse la maggiore è “Lo sposalizio mistico di Santa Caterina”, grande pala d’altare di Francesco Beccaruzzi. Va citato l’affresco del soffitto “Apoteosi dei Santi Rocco e Domenico” (1827), in quanto opera di Giovanni De Min, l’artista che, secondo alcune fonti, dipingerà gli interni di Villa Gera.

Sulla cantoria in controfacciata, si trova l’organo a canne della chiesa.

Lo strumento, costruito nel 1851 da Giovan Battista De Lorenzi, subì, in seguito, una serie di modifiche fino ad assumere le caratteristiche attuali, da parte di Rodolfo Guerrini nel 1930, di Alfredo Piccinelli nel 1975 e di Luciano Stradiotto nel 1994.

L’organo è a trasmissione elettrica, con consolle in cantoria avente due tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note.

Dove trovarla

Chiesa Santi Rocco e Domenico si trova in viale Vittorio Emanuele II all’incrocio con via Innocente Pittoni