Storia di Belluno2024-01-02T16:55:54+01:00

Storia di Belluno

Di seguito trovate la Storia del Comune di Belluno dai tempi antichi fino alla Prima Guerra Mondiale.

Epoca Preistorica

L’uomo comparve nel territorio bellunese fin dai tempi più antichi per sfruttare le risorse naturali presenti in questa parte montana. Le risorse, allora cercate, erano principalmente animali per procurarsi il cibo, selce per costruire gli strumenti per la caccia, bacche, piccoli arbusti, legno e altri beni già disponibili nella zona.

Fin dal Paleolitico medio ci sono giunte testimonianze del passaggio di uomini nel territorio dell’odierna provincia di Belluno.

È dagli anni Sessanta del Novecento che vengono condotte indagini archeologiche di carattere preistorico nel territorio bellunese che hanno portato e portano alla scoperta di informazioni su quanto è successo in quell’epoca.

Nel passato, si pensava che la mancanza di ritrovamenti archeologici nel territorio comunale di Belluno, dipendesse dal fatto che il territorio fosse aspro, inospitale ed inadatto alla presenza umana. In verità il motivo era dovuto ai pochi studi svolti da parte degli esperti di Archeologia. Si era radicato il concetto che l’uomo non visse in questa zona e che era una perdita di tempo condurre studi in questi luoghi.

La situazione era differente nella parte meridionale dell’attuale provincia, infatti, testimonianze di presenze umane sono state ritrovate nella Valbelluna ed in altri centri abitati a sud di Belluno.

La colonizzazione non è stata continuativa ma avvenne in determinate situazioni socio-climatiche. La scarsità di cibo nella pedemontana belluno-trevigiana costrinse gli ominidi a spostarsi più volte. Le continue variazioni climatiche dei fiumi e il movimento dei ghiacciai influenzarono l’antropizzazione del territorio.  Sicuramente il fiume Piave con le sue variazioni, fu uno dei principali artefici dei cambiamenti a cui gli Antichi dovettero sottostare.

Risulta difficile precisare l’esatto periodo di frequentazione dell’Homo Neandertaliano nel bellunese che lasciò spazio all’Homo Sapiens e poi al Sapiens Sapiens. Alcuni manufatti sono stati ritrovati nell’Altipiano del Cansiglio nella parte più meridionale dell’area sempre nell’attuale provincia di Belluno.

Nel XII secolo a.C. si sviluppò una nuova civiltà quella dei Veneti Antichi che andò ad occupare una vasta area fra gli attuali Veneto e Lombardia i cui limiti naturali furono il Mincio, il Garda, la Valle d’Adige, il corso del fiume Po ed il Mar Adriatico.

Dalla pianura i Veneti si spostarono verso la pedemontana e successivamente verso l’Adige, il Brenta arrivando al confine con il Trentino Alto Adige.

Nel territorio bellunese diverse furono le scoperte di reperti risalenti a questa popolazione alcuni dei quali si trovano conservati all’interno del Museo Civico della Città di Belluno.

Nell’età del Ferro ed in quelle successive, si formarono una serie di nuclei abitativi nella parte media e bassa del territorio in prossimità del fiume Piave. Gli studiosi sono propensi a credere che gli ominidi comprendessero l’importanza del fiume e che era di vitale importanza il suo sfruttamento per le numerose risorse alimentari e non che vi si trovavano.

Dall’VIII secolo a.C. gli insediamenti confluirono nella parte centrale della valle all’interno del territorio di Belluno e nell’area circostante. Numerosi sono stati i ritrovamenti a Cavarzano, Castellin sopra Fisterre, Canevoi, Casan ecc.

Nel VII secolo a.C. si formò una nuova classe dominante nella società dell’epoca che ricavò la sua fortuna dal controllo dei transiti commerciali lungo la valle del Piave. Nel secolo l’intero Veneto e quindi anche Belluno divenne un crocevia obbligato fra l’area nord europea e l’area etrusca e successivamente romana. All’epoca i traffici interessavano legno, metalli, ambra e molto altro ancora. In zona sono stati rinvenuti oggetti di bronzo e ferro come: situle e ciste cordonate, conservate nei musei bellunesi e risalenti al V secolo a.C.

In quest’epoca i centri veneti raggiunsero una fisionomia compiutamente urbana grazie all’incremento dei traffici con l’Etruria ed il Mediterraneo.

Il bellunese si specializzò negli approvvigionamenti di legname, nell’allevamento del bestiame, nella produzione della lana e nella lavorazione dei metalli oltre ad esercitare il controllo delle vie di comunicazione da e per il nord Europa.

Nel IV secolo a.C. in Veneto come nel resto dell’Italia centrosettentrionale comparvero i Celti che si stanziarono in tutta l’area. In seguito il Veneto dovette attrezzarsi per esercitare un maggior controllo dei confini tenuto conto che la parte sudovest era occupata dai Cenomani, a nord-est vi erano i Carni, a sud i Boi e i Senoni, tutte popolazioni che potevano aggredire il bellunese.

Nel corso del IV e III secolo a.C. le popolazioni celtiche e venete ebbero modo di mescolarsi tra loro.

Epoca romana

Manca una visione nitida del processo di romanizzazione nel Bellunese probabilmente per lo scarso interesse degli scrittori antichi. Vi è comunque qualche citazione di Tolomeo o di Plinio il Vecchio che ricordano Belunum (Velunum) tra i Venetorum oppida e Feltria tra i Raetica oppida. Plinio cita la città bellunese nella sua raccolta Naturalis Historia sinonimo che Belluno aveva una certa importanza nel tessuto sociale dell’epoca.

Dal I secolo a.C. Belluno e Feltre costituiscono una prova della maturata romanizzazione della Valbelluna.

Nel 225 a.C. vennero stanziati dei contingenti veneti a disposizione di Roma che si rafforzarono dopo la vittoria raggiunta contro i Boi e gli Insubri.

L’atto di amicizia venne confermato fra Veneti e Romani dopo la discesa di Annibale dalle Alpi. Ai Veneti era demandata una funzione di controllo e di difesa dei confini sui limitrofi territori gallici padani.

Per quanto riguarda il Bellunese nessuno degli insediamenti sorti in epoca protostorica sembra aver avuto una fisionomia concretamente urbana.

Roma si adoperò per costruire strade, acquedotti ed un sistema viario che permettesse al suo esercito di muoversi celermente nei vari campi di battaglia. Questo permise di collegare l’area Cisalpina a quella settentrionale.

Il territorio fu interessato da una progressiva immigrazione di cittadini romani e di genti latine dall’Italia centro meridionale richiamate dalla possibilità di investimenti economici e dalla fertilità del terreno.

Venne anche iniziata la riorganizzazione demografica, burocratica e sociale del comprensorio. Tra il II ed il I secolo a.C. vennero abbandonate le lingue celtiche o comunque miste a favore del solo latino. Venne sostituita la locale moneta dracma massaliota di origine celtica a favore del vittoriano romano. Nell’89 a.C. una legge attribuì al Console Gneo Pompeo Strabone il Veneto il diritto latino. Nel 49 a.C. venne estesa a tutti i cittadini Cisalpini la cittadinanza romana e quindi anche ai Bellunesi. Fra il 42 ed il 41 a.C. venne abolita la condizione di provincia così che il territorio entrò a tutti gli effetti a far parte dell’Italia romana.

Le città venete e quindi anche Belluno vennero elevate a municipia e ciò permise di rinnovare i programmi urbanistici della città. Se per le principali città venete il processo di integrazione culturale fu abbastanza chiaro non altrettanto si può dire per le zone marginali del Veneto.

Il territorio venne diviso, anche in base alle popolazioni che lo popolavano cioè Veneti, Reti e Celti, in tre zone: la prima faceva capo al Municipio di Feltre, la seconda a quello di Belluno e l’ultima a Zuglio in Friuli Venezia Giulia. Feltre e Belluno controllavano la Valle del Piave e Zuglio il Cadore.

Il termine municipium indica i centri ai quali veniva concessa la cittadinanza romana. Belluno fu municipio a pieno diritto.

La popolazione bellunese dell’epoca era composta da cives cioè cittadini con pieni diritti e gli incolae cioè i forestieri residenti nella città o nel territorio comunale.

Il Municipio aveva un Consiglio Comunale retto dai Consiglieri che avevano la carica a vita. Questi venivano eletti dai cittadini maggiorenni, erano nati liberi e con pieni diritti, appartenevano ad un certo censo e la carica che ricoprivano era gratuita.

Alcuni reperti di quest’epoca storica sono conservati nell’atrio dell’Auditorium e nel Museo Civico di Belluno.

Nel mondo romano i cittadini erano esentati dal pagamento di imposte sul reddito e l’erario pubblico era costituito da proventi ordinari e straordinari derivanti da dazi, multe, tasse sulla caccia e pesca o da lasciti di privati.

Gli addetti alla gestione della cassa comunale erano i Questori. A Belluno vi era anche il Prefetto, con delega del Pretore di Roma, che amministrava la giustizia a livello periferico attraverso le prefetture.

Non vi sono informazioni sulle figure sacerdotali, ovvero i pontefici e gli auguri, che avevano funzione di sorveglianza sulle diverse forme di religiosità romana ed indigena e che interpretavano i segni divini. Vi sono invece testimonianze della presenza a Belluno di flamini cioè coloro che erano addetti al culto dell’imperatore.

Per quanto riguarda la religiosità dei Bellunesi il passaggio dai culti indigeni a quelli veneti e successivamente a quelli romani avvenne gradualmente.

Poche erano le divinità venerate in città: ad Esculapio era offerta un’ara ora andata perduta nei pressi della Chiesa di San Pietro, una divinità astratta, la dea Iuventus era emersa durante gli scavi di Porta Dante ed un’altra, la Libertas Augusti venne rinvenuta non lontano dal centro urbano lungo il fiume Piave.

Due erano le corporazioni principali in città: i collegia fabrorum e i dendrophororum, cioè gli artigiani dei metalli, legno e pietra e quella dei boscaioli e commercianti di legname.

Belluno in epoca romana raggiunse la sua massima espansione durante il II e III secolo a.C. In quell’epoca venivano coltivati orzo, avena, segale ecc. ed allevati ovini grazie anche pratica della transumanza nei pascoli dei territori circostanti.

La principale risorsa economica del bellunese era il legname ed i boschi erano ricchi di abeti, faggi, larici, querce.

Tra le pietre più utilizzate nell’intera area vi era la pietra del Cansiglio un calcare bianco di buona qualità estratto tutt’oggi.

Intensa era anche l’attività di estrazione del ferro, del rame e del piombo che si sviluppò maggiormente in epoca medioevale.

Durante tutto il III secolo d.C. la sfida militare dovuta alla pressione dei barbari aveva portato nuove truppe in città e così Belluno poté sperimentare un nuovo ruolo che la caratterizzò nell’epoca cristiana. Era diventata un avamposto militare per il controllo delle direttrici alpine, del fiume Piave e del Cordevole.

Fin dal III secolo d.C. il territorio vide la presenza di contingenti militari che venivano spostati dall’Oriente alle Alpi, questi favorirono la diffusione di una nuova religione: il Cristianesimo.

La chiesa più antica della comunità cristiana bellunese è l’attuale chiesa di San Biagio che si trova all’estremo limite orientale dell’area cimiteriale della città romana.

Le direttrici della cristianità raggiunsero Belluno via Aquileia e via Padova. La Comunità Cristiana bellunese fin dai suoi primi momenti visse tensioni e fratture dovute alle controversie teologiche presenti nell’impero romano.

È anche probabile che alcuni Vescovi esiliati dalle altre città dell’impero abbiano raggiunto Belluno durante la lunga crisi ariana.

Epoca medioevale

Nel 489 i nuovi dominatori Ostrogoti diedero un diverso assetto alla Venetia e scelsero come loro capitale Verona.

Questi invasori modificarono anche il tessuto urbanistico della città di Belluno.

La nuova priorità della comunità bellunese era la sicurezza, infatti, in quel periodo, venne ricostruita più volte la cinta muraria a difesa della città che si restringeva sempre più. Era diventata di forma quadrangolare e si affacciava verso il Piave a sudest e verso l’Ardo a nordest.

Durante il Medioevo la zona che guardava al torrente Ardo assunse il nome di Contrada De Rudo dall’antica famiglia Rudio che vi abitava e dove oggi si trova l’antica e bella Porta Rujo.

Fra il 535 ed il 553 scoppiarono le Guerre Gotiche che videro Belisario alla conquista dell’Africa sottraendola ai Vandali. Un reduce bellunese di questa guerra portò in patria un missorio d’argento cioè un piatto decorato in argento. L’ultimo decennio di guerra interessò l’entroterra veneto e quindi anche Belluno. Mancano però ad oggi testimonianze degli eventi.

Nel 553 con lo Scisma dei Tre Capitoli tra le chiese, Belluno legata ad  Aquileia visse una contrapposizione con Roma e Costantinopoli. Questa divisione creò nuovi attriti anche nell’entroterra veneto.

Nel 568 l’arrivo dei Longobardi modificò l’assetto organizzativo in molte città. Il territorio venne diviso in Ducati e Belluno divenne sculdascia cioè sede giurisdizionale all’interno del Ducato di Ceneda. I Longobardi erano ariani come gli Ostrogoti ed imposero Vescovi ariani.

Alla fine del VIII secolo il Regno Longobardo crollò e venne sostituito da quello Franco guidato dalla dinastia dei Carolingi. Proprio il Triveneto subì importanti ripercussioni nella successione tra i due sistemi di governo.

La struttura amministrativa passò dai Ducati alle Contee. Belluno e Feltre favorirono un’espansione territoriale per contrastare l’espansione di Ceneda che occupava la Valbelluna ed aveva avamposti militari a Zumelle, sul Passo San Boldo e a Castel d’Ardo.

In epoca gotica le campagne vennero abbandonate mentre, tra il VII ed l’VIII secolo, i Franchi favorirono l’agricoltura ed iniziò un periodo di espansione demografica ed anche una timida crescita urbana.

È di quell’epoca la prima articolazione in Diocesi, contee e pievi del territorio conquistato dai Carolingi.

All’inizio del X secolo, durante l’episcopato del Vescovo Aimone, giunse a Belluno la salma di San Joatà dall’Africa, un martire militare africano che servì per dare prestigio alla chiesa locale e che divenne  patrono della Città. Fu proprio grazie a questo arrivo che la struttura diocesana venne riorganizzata.

Nel 924 con la morte del Vescovo Aimone e quella di Berengario, Belluno si trovò maggiormente implicata in tensioni per il controllo dello scacchiere alpino e veneto.

Dissolto il sistema franco, la casata degli Ottoni si disputò il trono dell’imperatore con molte tensioni visto che erano tre i membri della famiglia che volevano avere il controllo sul sacro Romano Impero.

Con Ottone I, Belluno diventò centro di resistenza ottoniana contro le scorrerie degli ungari e base di un disegno di espansione ottoniana per contrastare la sempre più potente Repubblica di Venezia.

Nel 963 Il vescovo Giovanni, sostenuto da Ottone, grazie a diverse campagne militari ottenne il controllo di un’area che comprendeva i territori da Feltre fino a Treviso. Fortificò alcuni centri come Montebelluna e Cavaso, rafforzò i possedimenti bellunesi verso sud-est estendendo il controllo sulla pedemontana da Montebelluna fino a Soligo, a Fregona ed all’Altipiano del Cansiglio.

Si espanse fino alla zona lagunare di Cittanova-Eraclea entrando nell’orbita veneziana mostrando ai Dogi Pietro III Candiano e Pietro IV Candiano il suo potere. Conquistò anche Jesolo che con il suo stemma con il drago rosso in campo azzurro ricorda tutt’oggi l’antico dominio bellunese.

Con la mediazione dell’imperatore, Giovanni vide fissare i confini dei suoi possedimenti tra la foce del Piave a quella del fiume Livenza. Nel 998 l’imperatore Ottone III dovette nuovamente intervenire con una sentenza a Staffolo, nei pressi di Torre di Mosto, dove definì i territori controllati da Giovanni fra Belluno e Venezia visti i continui scontri che il vescovo ingaggiava nel territorio lagunare veneto.

Nel 999 il Vescovo Giovanni morì e con lui si concluse il suo disegno politico.

Nella seconda metà dell’XI secolo, mentre scoppiava il contrasto fra il papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV sulla questione delle investiture ecclesiastiche, i Vescovi bellunesi si schierarono a fianco dell’imperatore.

Fu in questo periodo che alcune casate di feudatari incrementarono il loro potere, tra questi i da Montaner poi rinominati  Da Camino, i Collalto e gli Ezzelino. Questi ultimi più avanti negli anni avrebbero messo a ferro e fuoco l’intera Marca Trevigiana.

I Vescovi bellunesi si resero conto, molto presto, della loro scarsa potenza e per questo erano ligi alle decisioni dell’imperatore anche per poterne invocare l’aiuto in caso di necessità.

Nel febbraio 1160 Federico Barbarossa convocò a Pavia un concilio che doveva evitare lo scisma che portò all’elezione di Papa Alessandro III da una parte e dall’altra di Vittore IV. Quest’ultimo era sostenuto da Aquileia, Trento, Padova, Verona e Feltre. Belluno sosteneva Alessandro III. Alla fine venne eletto Vittore IV e Barbarossa tolse al Vescovo di Belluno Ottone i doni del vescovado  donandoli al Patriarca di Aquileia.

Il Vescovo di Belluno all’epoca poteva riscuotere le decime e i diritti episcopali solo nella zona circostante la città e quindi perse i territori più lontani come quelli di Oderzo, Polcenigo, Cansiglio, Soligo, Montebelluna, Mussolente, Agordo e Alpago. La situazione si cristallizzò in questo modo senza scossoni nel breve periodo.

Il 1° settembre 1161 alla morte del Patriarca di Aquileia, Barbarossa restituì al Vescovo di Belluno i suoi territori e le sue libertà e venne riconosciuto “fidelis”.

Nonostante ciò, fu sempre più difficile per la corte vescovile competere con le altre potenze locali come i Comuni e le città che stavano nascendo o crescendo a livello di importanza per cui progressivamente il vescovato bellunese vide ridursi anche le proprie proprietà.

Nella seconda metà del XII secolo Ezzelino II da Romano venne infeudato dal Vescovo Ottone dei castelli di Oderzo e Mussolente.

Guercellone e Gabriele Da Camino riunirono per via dinastica buona parte dei possedimenti meridionali del Vescovado bellunese compresi i Castelli di Zumelle e d’Ardo.

I Caminesi avviarono un tacito usurpo dei possedimenti temporali della cattedra bellunese ma anche un accerchiamento che portò anche al controllo dell’episcopato di Feltre favorita dalla nomina di Gabriele a difensore del vescovato avvenuta nel 1194.

Nel 1185 a seguito della morte di Gabriele II Da Camino, i territori vennero venduti dai tutori dei quattro figli minorenni al Comune di Treviso. Seguirono le proteste da parte del Vescovo Gherardo de Taccoli nei confronti dell’imperatore.

Fra il 1194 ed il 1196 Belluno, Feltre e Treviso si scontrarono per il controllo sui territori. Ne uscì vittoriosa quest’ultima. Nel 1200 ci fu una pacificazione fra i contendenti così che al Vescovo di Belluno vennero riconosciuti i vecchi diritti feudali. Il Vescovo, però, subiva lo stretto controllo dei Da Camino che controllavano anche il territorio bellunese da Treviso.

Alla fine del XII secolo, Belluno, suo malgrado, rappresentava una cerniera fra due culture che si scontravano periodicamente: quella latina e quella germanica feudale.

Fino alla affermazione di Ezzelino III Da Romano, Belluno visse una fase di grande instabilità causata dalla nomina di Vescovi di parte Guelfa e di parte Ghibellina.

Per tutto il Duecento Belluno fu al centro di tensioni fra i casati Da Romano e Da Camino.

Fra il XII ed il XIII secolo nacque il Comune di Belluno con una forma amministrativa ibrida: Vescovo-Conte con struttura comunale. Ci furono delle famiglie bellunesi che sedevano contemporaneamente sia nei banchi del Comune sia nel Vescovado.

Dal punto di vista religioso, prima del XIII secolo, secondo gli storici, non c’erano presenze benedettine in città ma laici e religiosi che gestivano alcune strutture sanitarie come l’Ospedale di Santa Croce in Campestrino o il monastero di San Gervasio che si trovava nella parte ovest della città. I Domenicani non avevano proprie strutture ma solo qualche sporadica presenza in città.

Nel 1228 Belluno venne conquistata da Treviso una prima volta. Nel 1248 Ezzelino Da Romano assediò la città per la prima volta e la conquistò l’anno successivo.

Nel 1261 dopo la morte dei fratelli Ezzelino e Alberico Da Romano, Belluno venne conquistata dai Da Camino che videro spianata la strada verso l’egemonia nella Marca Trevigiana.

Nell’ottobre 1322 Belluno venne conquistata dal Veronese Cangrande della Scala e questa data rappresentò la fine del dominio caminese.

Per un decennio, gli organismi cittadini vennero messi a dura prova dai continui mutamenti per il controllo della città.

Nel luglio 1337 la città divenne un centro Scaligero il cui capitano era Endrighetto da Borgaio. Carlo di Boemia aiutò i Veneziani che vollero conquistare la città di Belluno.

Nel 1346 Endrighetto da Borgaio tornò al vertice della città diventandone podestà, verrà assassinato in contrada Campitello nel 1359. Sua moglie in quel periodo controllava la Conca dell’Alpago.

Durante gli anni Quaranta del Trecento Belluno fu contesa fra Carlo I Lussemburgo, alcuni Signori del Tirolo.

Fra il 1360 ed il 1373 e successivamente fra il 1383 ed il 1388 furono i Carraresi a controllare Belluno.

Dal Quattrocento al Settecento

Nel 1404 Belluno e Feltre vennero assoggettate al controllo della Repubblica di Venezia.

Nel 1411 Belluno subì l’invasione degli Ungari che per circa un decennio la riportarono sotto il controllo imperiale di Sigismondo di Lussemburgo della casata di Boemia. Dopo la parentesi ungherese il territorio venne riconquistato da Venezia.

Nel 1420 La Serenissima conquistò anche il Cadore così da garantirsi il controllo delle vie fluviali e l’approvvigionamento del legname per le navi dell’Arsenale ma anche le importanti materie prime delle miniere delle Dolomiti.

Nel 1462 papa Pio II Piccolomini concesse la separazione delle due Diocesi di Belluno e Feltre che erano unite dalla fine del XII secolo. Questa autonomia ritrovata fornì il pretesto ai bellunesi per nuove iniziative anche edilizie. La decisione ratificata da Roma e Venezia doveva servire affinché i Veneziani non venissero visti come dominatori del territorio anche se nel 1466 imposero l’abbattimento dei castelli territoriali e delle torri urbane di origine medioevale per ridimensionare la nobiltà in terraferma a favore di quella lagunare.

Fra il 1508 ed il 1516 scoppiò la Guerra di Cambrai fra Venezia contro Francia, Stato Pontificio, Sacro Romano Impero ed i loro alleati e questo creò scossoni e problemi socio-politici anche per l’entroterra veneto. Belluno si trovò così al centro di numerosi conflitti.

Nel 1508 Massimiliano d’Asburgo conquistò il Cadore ed il Castello di Pieve di Cadore e nel 1509 occupò Feltre e Belluno.

Nel 1510 il Doge Alvise Mocenigo, che aveva dei possedimenti a Cordignano, promise ai Bellunesi la tutela dei beni e delle persone. Nel 1511 Venezia riconquistò definitivamente Belluno per i successivi tre secoli.

Nel 1517 i mutati equilibri politici servirono per arrivare alla pace e questo favorì la ripresa dei commerci e la vita sociale e culturale. La Repubblica di Venezia amministrò Belluno attraverso i Rettori che vedevano uniti due poteri precedentemente detenuti dal podestà e dal capitano.

La popolazione era composta da una nobiltà municipale chiusa e contraria ai cambiamenti, dal gruppo di popolani più ricchi e numerosi rispetto alla prima categoria e dai contadini che vivevano nella parte agricola della città, principalmente fuori dalle mura e non avevano speranza di elevarsi a livello sociale.

Nel corso del XVI secolo, Belluno e la zona limitrofa si specializzarono nella produzione di spade ed altri strumenti a lama.

Fra il 1545 ed il 1563 venne indetto il Concilio di Trento dove un Bellunese, frate minore Bonaventura Maresio, venne nominato Segretario del Concilio. Successivamente diventerà inquisitore a Belluno.

Per tutto il Seicento Belluno visse di riflesso la crisi dovuta alla guerra di Candia che assorbiva continuamente risorse e uomini.

Gli ultimi decenni del Settecento sembrano scorrere lenti per Belluno scanditi da una crisi economica di vasta portata, in contrapposizione ai segnali di vitalità di altre parti della terra ferma.

Il 12 maggio 1797 cade la Repubblica di Venezia dopo il Trattato di Campoformido con una conseguente riforma amministrativa. Il Bellunese vide la divisione tra capoluogo e i Capitanati di Agordo e Zoldo e la formazione di otto Municipalità.

A distanza di un mese un nuovo decreto napoleonico riorganizzò la terraferma in sette Dipartimenti. In quell’occasione Belluno, Feltre e Cadore vennero accorpati. Il Consiglio di Governo era composto da ventitré membri scelti dall’autorità francese.

Fu quello un periodo in cui vennero varate centinaia di provvedimenti e nel momento in cui si alternarono Francesi con Austriaci nella provincia bellunese scoppiò anche l’epidemia bovina.

Agli inizi del 1798 le truppe francesi si allontanarono da Belluno avvicendandosi con gli Austro-Ungarici che ristabilirono i vecchi ordinamenti. Molti Bellunesi si convertirono in fretta e furia alla causa imperiale mentre ci furono allontanamenti volontari o obbligati per quelli che non riconoscevano il nuovo ordine.

Nel 1798 già la Serenissima era un ricordo ed iniziò un processo volto a scalfire il quadro delle autonomie cittadine. I territori di Feltre e Cadore furono di nuovo accorpati a Belluno che ne rimaneva capoluogo.

Dall’Ottocento alla Prima Guerra Mondiale

Nel gennaio 1806 ci fu il vero e proprio passaggio di potere fra Francesi ed Austriaci.

Nell’aprile 1806 il territorio veneto venne diviso in Dipartimenti, Distretti, Cantoni e Comuni. A capo dei 7 Dipartimenti vennero nominati i Prefetti.

La provincia di Belluno era divisa in tre Distretti: nel primo vi erano i territori di Belluno, Longarone e Agordo, nel secondo quelli di Feltre e Fonzaso e nel terzo quelli di Pieve di Cadore e Campedello.

Tutti questi territori avevano Belluno come capoluogo e, a livello generale, erano denominati Distretto del Piave.

Il Comune, nell’epoca asburgica assunse la struttura giuridica di moderno ente pubblico, con organi, prerogative, patrimonio, risorse, doveri, ecc.

Nel 1816 Belluno venne nominata Città Regia.

Per tutto l’Ottocento, il potere della città venne gestito dalla classe nobiliare e Belluno divenne capoluogo di un territorio molto ampio rispetto all’epoca Veneziana.

In quell’epoca la città vide crescere il suo livello demografico rispetto alle altre zone montane, diversi furono comunque i Bellunesi che emigrarono all’estero per trovare una maggior stabilità economica e sociale.

La città si espanse a livello architettonico con strade, palazzi ed altri servizi essenziali.

Nel 1831 Belluno divenne centro della “cristianità” perché venne eletto Papa il bellunese Bartolomeo Alberto Cappellari con il nome di Gregorio XVI. Il suo pontificato si concluse nel giugno 1846.

Nel 1836 e nel 1855 comparve a Belluno ed in tutta la zona l’epidemia di colera che decimò la popolazione veneta. I primi focolai scoppiarono nel Borgo Pra e nel Borgo Piave.

Nel 1848 in tutta la penisola italica scoppiarono i Moti Rivoluzionari e quindi anche Belluno si trovò coinvolta in questa situazione. Fra Cortina d’Ampezzo e San Vito di Cadore vi è un cippo che ricorda i tumulti fra gli insorti bellunesi guidati da Pier Fortunato Calvi contro le truppe regolari degli Austro-Ungarici. A Belluno vi era un gruppo nutrito di rivoluzionari che creò disordini in città favorendone l’abbandono da parte degli Austriaci.

Nel 1849 si ebbe l’ultima fase della dominazione austriaca che si concluse solo nel 1866 con l’arrivo dei Savoia e la proclamazione del Regno d’Italia.

Nell’aprile 1854 e nel gennaio 1857 il Regno Austro-Ungarico concesse l’amnistia ai patrioti veneti incarcerati durante i Moti del 1848-1849.

Marcata era la differenza fra la città e la campagna: nella prima vi era un atteggiamento liberale e la società era composta da cittadini mentre nelle campagne vi erano i contadini che subivano il controllo dei proprietari terrieri.

Durante la spedizione dei Mille furono otto i volontari nati in varie località bellunesi.

A livello economico l’agricoltura locale non era in grado di produrre a sufficienza quanto serviva  per la popolazione residente quindi era necessario importare prodotti. L’allevamento era il sostentamento base per molte famiglie ed i boschi e l’ambiente circostante erano depauperati  in maniera significativa. L’estrazione mineraria attendeva qualche progetto di largo respiro e in quell’epoca storica era quasi assente.

Molti giovani partivano per cercare lavoro e benessere in altre località.

Nel 1866 il Veneto entrò nel Regno d’Italia con un plebiscito: 37.611 voti favorevoli, 2 no e 5 voti nulli. La chiesa appoggiò compatta questa causa nazionale.

All’inizio del 1867 in città risiedevano circa 15.000 abitanti. Sei maschi su dieci erano contadini e tre commercianti e/o artigiani, 1% erano ecclesiastici e il 2% erano nobili. Molte donne morivano di parto insieme alla metà dei bambini che non arrivava all’anno di vita.

Nel marzo 1867 Giuseppe Garibaldi venne a visitare Belluno ed infiammò i patrioti che a memoria dell’evento battezzarono una zona della città come Borgo Garibaldi.

Il 29 giugno 1873 un terremoto colpì Belluno e la Conca dell’Alpago. Causò morti e diversi furono gli edifici danneggiati.

Nel 1874 ci fu un altro terremoto ma finanziario, infatti, fallì la Banca del Popolo di Firenze a Belluno. Quest’ultima era l’unica banca aperta in provincia. Questo fallimento, mise in difficoltà l’intera provincia.

Negli anni Ottanta dell’Ottocento il territorio venne attraversato da diversi alluvioni ed eventi calamitosi. Il più grave avvenne nel 1882 che causò danni ad edifici per quali 5 milioni di lire circa € 22.000.000,00 di oggi. Il fiume Piave esondò in diversi punti distruggendo fabbricati, strade, ponti e molto altro ancora. Molte imprese chiusero e questo mise in moto una nuova emigrazione.

Nel 1879 nacque la linea ferroviaria Belluno-Treviso preferita rispetto a quella Calalzo-Vittorio Veneto via Fadalto.

Nel 1891 più di 500 Bellunesi lasciarono le Dolomiti a favore del Brasile e si trasferirono nella provincia di Santa Caterina fondando la colonia Nuova Venezia.

A metà degli anni Ottanta dell’Ottocento cominciarono ad arrivare i primi turisti diretti sulle Dolomiti. In provincia sorsero le prime strutture ricettive che divennero famose in poco tempo.

Nel 1901 la città di Belluno contava circa 19.000 abitanti e cresceva piano piano.

La situazione cambiò con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale anche se la città si trovava nelle retrovie rispetto alla linea del fronte.

Per coloro che volessero approfondire la Storia di Belluno segnaliamo: Storia di Belluno dalla Preistoria all’età contemporanea a cura di Giuseppe Gullino, 2009, Cierre Edizioni Sommacampagna Verona.

Le foto in questo articolo sono state recuperate dal libro menzionato qui sopra

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