Vincenzo Cadorin a fine Ottocento, riprendendo una tradizione interrottasi col nonno, rifondò nel capoluogo lagunare una bottega d’arte, divenendo famoso come scultore ed ebanista grazie anche alla partecipazione a numerose esposizioni internazionali come la Biennale di Venezia. Al suo fianco ben presto cominciarono a lavorare anche i figli il più celebre dei quali è sicuramente Guido Cadorin, pittore, di cui, si conservano alcune opere anche presso la Galleria civica di arte medievale, moderna e contemporanea Vittorio Emanuele II a Vittorio Veneto e che insieme al cognato Brenno del Giudice progettò la decorazione di Villa Papadopoli a Ceneda. La famiglia, grazie ai matrimoni, presto si allargò includendo altre personalità artistiche come architetti e fotografi, e grazie alla nipote di Vincenzo, Ida Barbarigo, pittrice, possiamo dire che la Bottega dei Cadorin continua a vivere e sorprendere.
La Bottega fu molto attiva nell’ambito della statuaria sacra, particolarmente sentita da Vincenzo tanto che la nipote ricorda che “il nonno si faceva pagar poco e faceva anche i lavori gratis pur di fare le chiese”. Esempi importanti di questa attività sono i troni che Vincenzo realizzò per la Basilica del Santo a Padova o per Santa Maria della Salute a Venezia, o l’altare dorato per i Frari sempre a Venezia.

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Non stupisce quindi trovare un’opera di Vincenzo anche in un centro più piccolo come Orsago. Si tratta di una scultura lignea con particolari dorati di Sant’Antonio da Padova posta all’interno della nicchia del terzo altare a destra dell’aula della chiesa parrocchiale San Benedetto Abate. Essa fu acquistata nel 1907 da Don Antonio Zaros, parroco a Orsago dal 1903 al 1908. Il santo è raffigurato come da tradizione in abiti francescani mentre sorregge da un lato Gesù Bambino e dall’altro ci mostra il simbolo della purezza, il giglio.
Nel nostro Sant’Antonio ritroviamo tutte le peculiarità del lavoro di Vincenzo. Nella Bottega trovavano spazio vari linguaggi figurativi, dal neo-rinascimentale al barocco, dal naturalismo allo stile fiorito e arioso del liberty, adattati magistralmente alla produzione di bassorilievi decorativi, di cornici, di mobili, statue da altare e molto altro. Uno stile eclettico per una Bottega molto attiva che vantava numerosi apprendisti e lavoratori. Il nostro Sant’Antonio rispecchia tale pluralità di linguaggi. Da una parte vi è il Santo composto e dimesso la cui presenza è definita da un panneggio rigido e da un’espressione mite del volto, contrapposto a un Gesù Bambino florido e giocoso che ricorda i putti baroccheggianti la cui abilità di realizzazione è spesso riconosciuta a Vincenzo. Il tutto è inquadrato in una cornice la cui decorazione ripropone il simbolo iconografico del giglio declinato in sinuose linee dallo stile fiorito.
Il Sant’Antonio forse non è l’opera che maggiormente colpisce il visitatore della chiesa parrocchiale di Orsago. Egli sarà impressionato dall’imponente e prezioso altar maggiore e dalla bella pala di San Benedetto o magari dai dipinti del soffitto, e più difficilmente volgerà lo sguardo verso la misurata scultura lignea del Cadorin chiusa nella sua nicchia.

Come raggiungere la chiesa nella quale è esposta l’opera

L’opera è esposta presso la chiesa di San Benedetto Abate