Raboso

Chi, muovendosi in pianura nelle terre del Piave, fiume baluardo per l’Esercito Italiano dopo la ritirata di Caporetto durante la Prima Guerra Mondiale, per affari, turismo, gite, passeggiate o escursioni, volesse gustare un vino espressione del territorio, potrebbe incappare, volontariamente o meno, in un connubio ricco di storia: Raboso Piave.

Quando il fiume Piave lascia il suo letto tra le montagne ed inizia il suo percorso pianeggiante che lo porta al mare, in queste terre, da secoli si coltiva un’uva a bacca scura che trasformata in vino si fa ricordare.

Il vitigno Raboso nella zona è generalmente il primo a germogliare e sostanzialmente l’ultima uva ad essere raccolta. È di fatto un’uva che sfida i freddi primaverili ed autunnali, che porta in sé “grinta”.

Alla vendemmia il gusto dell’uva è spiccatamente acido ed astringente. Secondo alcuni studiosi, il nome Raboso potrebbe essere legato al termine “rabbiosa, rabbioso”, utilizzato nei tempi andati per indicare tanto l’uva quanto il vino.

Un corredo così importante a livello gustativo è stato per anni una spina nel fianco di vignaioli ed enologi. Era infatti difficile ottenere dopo la pigiatura fermentazione ed evoluzione del vino, un prodotto che mitigasse queste caratteristiche, interessanti da un lato ma eccessive dall’altro.

Grazie ad impegno, passione, prove e sperimentazioni abbinate a studi e ricerche, ormai da anni il vino ottenuto dalle uve Raboso fa ben parlare di sé ed entusiasma appassionati e neofiti.

Una storia attraente quella del Raboso che può raccontarsi al consumatore grazie alle sue differenti tipologie.

Se di fronte avessimo un flute con un bel Rosè DOC Venezia con cui iniziare un pranzo o per un aperitivo alla moda, potremmo stupirci delle qualità omnicomprensive di questo Raboso, ottenuto evitando o riducendo il contatto con le bucce.

Se nel calice, grande ed aperto ci trovassimo di fronte al Raboso Piave DOC, la tradizione e i suoi valori potrebbero accompagnarci nella degustazione. More e ciliegie potrebbero essere i primi aromi a colpire il naso mentre in bocca, struttura e potenza, ci ricorderebbero le terre del Piave.

Il Raboso sarà anche il protagonista quando nel bicchiere potremmo scoprire il “Piave Malanotte DOCG” chiamato anche “Malanotte del Piave DOCG”. Ad una temperatura di 18-20° C con il suo colore rosso rubino carico di riflessi viola, aromi di ciliegia, amarena, mora, a volte seguite da note speziate dovute all’affinamento in legno e un gusto ricco, importante, sapido, avremo come compagno un vino ottenuto da uve lavorate appena colte e da uve lavorate dopo appassimento e mantenuto in cantina per almeno 36 mesi. Abbinamenti? Grande in solitaria, eccezionale con i piatti della tradizione.

Per completare questa bella serie di prodotti ottenuti da uve Raboso, non mancherà un bicchiere di vetro leggero dal volume ridotto con del Raboso Passito DOC Piave. Compagno di serate ricche di chiacchere o per meditare, accompagnatore delle torte delle nonne razza Piave, sorprendente con il radicchio e i fagioli.