Piazza Ghetto

Durante il periodo veneziano, la vita economica e commerciale di Portobuffolè era strettamente legata all’attività bancaria. Venne creato un istituto di credito, organizzato da una numerosa comunità ebraica che in questo luogo aveva le sue abitazioni.

Alcuni erano francesi, altri provenivano da Colonia (Germania), da dove erano stati cacciati con l’infame accusa di aver diffuso la peste.

L’edificio attiguo alla ex Sinagoga, che sorgeva dove oggi vi è il Duomo di Portobuffolè, era l’abitazione dell’Archisinagogo, al cui esterno si scorgono i resti di quello che era il muro di cinta del Ghetto.

Nell’anno 1480 alcuni Ebrei provenienti da Portobuffolè furono ingiustamente condannati di infanticidio e da quel momento in poi la comunità fu bandita dalla Città.

Ci fu prima un’inchiesta in loco e poi un processo condotto dall’allora podestà Andrea Dolfin. Infine, Venezia avocò a sé il diritto di rivedere tutto il processo e la condanna fu riconfermata.

Quelli provenienti da Portobuffolè furono gli unici Ebrei arsi vivi in Piazza San Marco a Venezia, poiché la Serenissima era sempre stata tollerante con questa comunità, che portava tanta ricchezza.

Da quel momento in poi gli Ebrei se ne andarono da Portobuffolè e con i beni a loro confiscati fu istituito il Monte di Pietà.

Una targa commemorativa in ebraico ricorda il tragico evento.

Dove trovarla

Si può accedere a Piazza Ghetto da via Da Molin 6