Bottega dei Cadorin
Vincenzo Cadorin a fine Ottocento, riprendendo una tradizione interrottasi col nonno, rifondò nel capoluogo lagunare una bottega d’arte, divenendo famoso come scultore ed ebanista grazie anche alla partecipazione a numerose esposizioni internazionali come la Biennale di Venezia. Al suo fianco ben presto cominciarono a lavorare anche i figli il più celebre dei quali è sicuramente Guido Cadorin, pittore, di cui, si conservano alcune opere anche presso la Galleria civica di arte medievale, moderna e contemporanea Vittorio Emanuele II a Vittorio Veneto e che insieme al cognato Brenno del Giudice progettò la decorazione di Villa Papadopoli a Ceneda. La famiglia, grazie ai matrimoni, presto si allargò includendo altre personalità artistiche come architetti e fotografi, e grazie alla nipote di Vincenzo, Ida Barbarigo, pittrice, possiamo dire che la Bottega dei Cadorin continua a vivere e sorprendere.
La Bottega fu molto attiva nell’ambito della statuaria sacra, particolarmente sentita da Vincenzo tanto che la nipote ricorda che “il nonno si faceva pagar poco e faceva anche i lavori gratis pur di fare le chiese”. Esempi importanti di questa attività sono i troni che Vincenzo realizzò per la Basilica del Santo a Padova o per Santa Maria della Salute a Venezia, o l’altare dorato per i Frari sempre a Venezia.
Nel nostro Sant’Antonio ritroviamo tutte le peculiarità del lavoro di Vincenzo. Nella Bottega trovavano spazio vari linguaggi figurativi, dal neo-rinascimentale al barocco, dal naturalismo allo stile fiorito e arioso del liberty, adattati magistralmente alla produzione di bassorilievi decorativi, di cornici, di mobili, statue da altare e molto altro. Uno stile eclettico per una Bottega molto attiva che vantava numerosi apprendisti e lavoratori. Il nostro Sant’Antonio rispecchia tale pluralità di linguaggi. Da una parte vi è il Santo composto e dimesso la cui presenza è definita da un panneggio rigido e da un’espressione mite del volto, contrapposto a un Gesù Bambino florido e giocoso che ricorda i putti baroccheggianti la cui abilità di realizzazione è spesso riconosciuta a Vincenzo. Il tutto è inquadrato in una cornice la cui decorazione ripropone il simbolo iconografico del giglio declinato in sinuose linee dallo stile fiorito.
Il Sant’Antonio forse non è l’opera che maggiormente colpisce il visitatore della chiesa parrocchiale di Orsago. Egli sarà impressionato dall’imponente e prezioso altar maggiore e dalla bella pala di San Benedetto o magari dai dipinti del soffitto, e più difficilmente volgerà lo sguardo verso la misurata scultura lignea del Cadorin chiusa nella sua nicchia.
Come raggiungere la chiesa nella quale è esposta l’opera
L’opera è esposta presso la chiesa di San Benedetto Abate